Il convegno di “Abitare e Anziani” sull’adeguatezza degli standard edilizi e urbanistici alle esigenze dell’invecchiamento attivo ha messo sotto accusa “quell’insieme di barriere edilizie e urbanistiche” che compromettono la qualità della vita degli anziani e la loro piena partecipazione alla vita sociale. Circa il 76% di essi vive, infatti, in palazzi senza ascensori o piattaforme elevatrici.
Si è tenuto a Roma l’11 gennaio 2018 il Seminario Nazionale organizzato dall’associazione “Abitare e Anziani”, durante il quale si sono discussi temi quali gli standard edilizi ed urbanistici per l’invecchiamento attivo della popolazione e l’esigenza di pensare a nuovi modelli abitativi per rispondere ai profondi cambiamenti che stanno investendo la nostra società e in particolare gli anziani.
Il quadro delineato dai dati raccolti non è certo uno dei più confortanti.
Attualmente in Italia – uno dei paesi più longevi del pianeta – vivono 12 milioni di anziani con un’età superiore ai 65 anni.
Tra questi quasi 10 milioni vivono in case di proprietà, ma non si tratta certo di abitazioni recenti. Ben il 70% di queste case ha più di 50 anni, mentre nel 20% dei casi sono ancora più vecchie.
Questo comporta una serie di problematiche strutturali legate all’agibilità delle abitazioni, che, seppur in buone condizioni, sono dotate di impianti vecchi, fuori norma dal punto di vista della sicurezza, e in cui sono presenti barriere architettoniche di ogni tipo. Si stima che il 76% di tali abitazioni siano prive di ascensori, montascale o piattaforme elevatrici.
“Un anziano che vive in un condominio senza ascensore – afferma Claudio Falasca, direttore dell’associazione “Abitare e Anziani” – è come se fosse chiuso in un carcere, un luogo da cui risulta impossibile uscire se non con l’aiuto di terzi e vivendo enormi difficoltà”.
Fondamentale – dato l’invecchiamento progressivo della popolazione – risulta allora l’attenzione alla casa: sono molti infatti gli anziani che vogliono restare nella propria abitazione, piuttosto che trasferirsi in un istituto o casa di cura.
Ecco perché è necessario e urgente aggiornare la normativa su standard e barriere architettoniche, nonché il quadro tecnico-normativo edilizio e tecnologico che riguarda ascensori, piattaforme elevatrici, domotica, ecc.
“Come indica il rapporto UE “Anziani e casa nell’unione Europea”, – ha sottolineato il direttore Falasca – è necessario ripensare profondamente le relazioni degli anziani con la casa e il contesto di quartiere, in quanto è sui caratteri di queste relazioni che si fonderà in futuro la qualità della vita nella terza e quarta età”. “Occorre darsi degli obiettivi chiari, come adeguare il patrimonio immobiliare degli anziani alle loro nuove esigenze – ha proseguito Falasca – e adeguare le strutture per l’ospitalità degli anziani non autosufficienti (RSA); promuovere nuovi modelli abitativi capaci di soddisfare la prevedibile crescente domanda di domiciliarità; adeguare i quartieri alle esigenze di una popolazione sempre più longeva, con particolare riferimento ai servizi per la domiciliarità”.I riferimenti normativi ci sono: dal Codice Civile alle leggi in materia urbanistica, dai regolamenti edilizi fino al codice della strada ed ai decreti ministeriali sugli standard urbanistici e l’abbattimento delle barriere architettoniche con l’installazione di semplici soluzioni tecniche come ascensori, montascale e piattaforme elevatrici. Il problema è renderli attuali e soprattutto rispettarli.
Maggiori informazioni e gli atti completi del convegno possono essere scaricati dal sito dell’associazione Abitare e Anziani: